Terapia per la cura del lipedema

Cos’è il lipedema e come si cura?

Avete mai visto quelle ragazze con la vita stretta ma i fianchi molto larghi? Oppure ragazze con tanta cellulite? Oppure ragazze con le gambe dal ginocchio in giù che sembrano una colonna e non hanno la forma della caviglia?

Magari vi siete chiesti come mai non fanno nulla per contrastare il loro problema ma se vi foste fermati a parlare con loro avrebbero potuto dirvi alcune di queste cose:

Le donne della mia famiglia sono tutte così

Sono a dieta da quando ero ragazzina. Non riesco a perdere peso soprattutto sui fianchi e dicono che è colpa mia

Faccio trattamenti estetici di tutti i tipi ma questa cavolo di cellulite non se ne vuole andare

Faccio un sacco di sport ma quando mi fermo mi capita di sentire le gambe ancora più gonfie

Arrivo a sera con le gambe pesanti e se urto appena un oggetto mi vengono dei grossi lividi

Mi vergogno del mio aspetto ma non riesco a farci nulla

Sto bene solo in estate quando vado al mare

Ho le gambe gonfie da sempre mentre i piedi sono normali

Queste stesse ragazze racconterebbero anche di avere difficoltà a trovare un paio di pantaloni che calzano bene perché per la dimensione dei fianchi o dei polpacci necessitano di una o due taglie in più rispetto a quella che gli servirebbe in vita.

Se poi voleste scavare più a fondo, queste ragazze potrebbero raccontarvi di enormi sofferenze a causa di un aspetto non coerente con l’immagine della ragazza perfetta alla quale tutte vorremmo assomigliare. Vi racconterebbero di famigliari che con battute poco felici sul loro aspetto le hanno fatte sentire a disagio o di medici che le hanno colpevolizzate per gli scarsi risultati raggiunti con le loro indicazioni su alimentazione e attività fisica.

Vi racconterebbero dei loro momenti bui dove la voglia di nascondersi al mondo si è fatta sentire in modo prepotente o di quelli in cui si sono chieste a cosa servono i sacrifici se un risultato non arriva mai.

E poi vi parlerebbero delle loro paure.

La paura di diventare come la nonna con quelle gambe gonfissime al punto da non riuscire quasi a camminare. O la paura di non trovare un uomo capace di guardare oltre l’aspetto fisico non perfetto.

Se siete donne, immaginatevi ancora adolescenti quando si vorrebbe essere perfette perché si pensa che solo così si possa essere accettate dagli altri. Immaginate la sofferenza di avere un corpo molto diverso da quello delle altre ragazze. Immaginate infine il senso di colpa nel pensare che sia solo colpa vostra perché vi piace tanto la cioccolata e andate in palestra solo due volte a settimana invece che tutti i giorni.

Se poi a una di queste ragazze diceste:

“Lo sai che non è colpa tua se le tue gambe hanno quella forma??”

La vedreste darvi tutta la sua attenzione, sbarrerebbe gli occhi e magari le diventerebbero anche un po’ lucidi per l’emozione provata nel sentirsi finalmente compresa.

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Quindi che fare?

Innanzitutto occorre dare un nome a questa cellulite, a queste gambe gonfie e a queste forme ingestibili.

Il nome giusto è LIPEDEMA.

E ora tutti a cercare su Google che ci mostrerà foto di gambe con stadi avanzati senza tenere conto che esistono forme lievi in partenza ma, soprattutto, che si possono mettere in atto strategie per non arrivarci agli stadi avanzati.

Esiste una cura per il lipedema?

Questa è una cosa fondamentale da comprendere: il lipedema è una patologia cronica e potenzialmente progressiva ma che può essere controllato se lo si conosce.

Come lo si può controllare quindi?

Con alimentazione, attività fisica, controllo posturale, massaggi fisioterapici, bendaggi e uso di adeguate contenzioni.

Impegnativo ma non complicato vero? Allora cosa complica il tutto?

A complicare tutto c’è il fatto che ancora molti professionisti sanitari e non, hanno poca consapevolezza di questa patologia non ancora riconosciuta nemmeno dal sistema sanitario nazionale.

E quindi è difficle trovare un nutrizionista che sappia quale alimentazione sia più adatta, un trainer che conosca quali esercizi vanno bene e quali no, un fisioterapista che sappia che tipo di massaggio utilizzare e fare i bendaggi e infine un tecnico ortopedico che sappia dare indicazioni su calze contenitive adeguate.

Però tranquilli che questi professionisti ci sono, anche se da cercare un pochino.

Io mi sono avvicinata al lipedema come conseguenza di un’altra patologia sulla quale ho deciso di specializzarmi: il linfedema.

Spesso linfedema e lipedema sono considerati come la stessa cosa, ma in realtà hanno basi patologiche completamente diverse e possibilità di trattamento simili, ma non uguali.

Si è sparsa la voce che “trattavo le gambe gonfie” e da allora hanno cominciato ad arrivare donne con caratteristiche che non erano quelle di chi è affetto da linfedema.
Da qui la voglia di capire e la necessità di seguire formazioni professionali specifiche.

Ho scoperto che avevo già alcuni degli strumenti utili nel trattamento di questa patologia e altri li ho acquisiti.
Ho accettato di far parte di una rete di professionisti che si occupano di lipedema in modo etico e sensato per evitare alle donne affette di perdere tempo, soldi ed energie in trattamenti non sempre idonei.

Cosa faccio in pratica?

Innanzitutto do indicazioni per il giusto percorso da seguire, fisioterapico e non, a partire dalla spesso non facile diagnosi. La prima seduta è solitamente moooolto lunga!

E poi metto in pratica i trattamenti fisioterapici idonei al controllo del dolore nel lipedema, come il massaggio profondo e il bendaggio per la riduzione dell’edema.

Collaboro con un bravo tecnico ortopedico con il quale scegliamo poi la contenzione maggiormente idonea alla paziente. E lo sapete? Ci vuole quasi sempre un’oretta tra presa misure e ascolto delle esigenze della paziente stessa.

Infine cerco di creare un percorso di monitoraggio non eccessivamente impegnativo, ma efficace.

La fatica più grande è capire cos’è il lipedema e non farsi spaventare tenendo sempre presente che le alternative per controllarlo ci sono.

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Hai domande? Qui trovi le domande frequenti

Come lavoro?

Come fisioterapista chiedo alla persona delle informazioni di base sullo stato di salute attuale e pregresso.
Chiedo che lavoro fa e che tipo di postura mantiene durante la giornata non perché io sia curiosa ma perché sono informazioni utili per capire come impostare il trattamento. Eseguo poi una valutazione funzionale delle strutture anatomiche maggiormente interessate dal problema e dell’apparato muscolo scheletrico in toto.

Per capirci: se venite per un dolore al collo, io guardo tutta la vostra colonna vertebrale.
Tale valutazione mi permette di stabilire se posso inserire in trattamento la persona che ho davanti o se devo inviarla dal medico per ulteriori accertamenti. E poi imposto il trattamento che ritengo più idoneo, che non sempre è il massaggio!

Informo sempre chi ha già fatto altri percorsi che il mio modo di lavorare è un po’ “diverso”. Oltre a tecniche di terapia manuale mi sono avvicinata con il tempo a terapie strumentali non comuni. Anzi, in realtà sono loro che mi hanno avvicinato.

Ogni elettromedicale che c’è in studio ha una sua storia spesso legata alla mia storia personale. Chiedo spesso alla persona una partecipazione attiva al trattamento.
In pratica è facile che vi ritroviate con dei compiti da fare a casa! Non spaventatevi però: sono una sostenitrice di poche indicazioni ma di qualità. I compiti quindi sono sempre pochi! Una delle mie frasi preferite è quella che un mio insegnante ripeteva spesso: va prescritto il terapista e non la terapia!

Con i miei pazienti cerco di stabilire un rapporto empatico unito alla competenza che non deve assolutamente mancare. Chi mi conosce sa che non detto mai le regole ma che cerco sempre di trovare degli obiettivi condivisi magari anche piccoli, magari anche scendendo a qualche compromesso tenendo sempre bene a mente la ragione per cui una persona è venuta da me.
Per quanto lavori da sola, non ho difficoltà ad interagire anche con altre figure professionali in modo da lavorare tutti nella stessa direzione soprattutto in casi complessi.

Quante sedute si fanno da me?

Non so mai rispondere a questa domanda. Le condizioni di partenza di una persona che mi chiede aiuto sono importanti.
Diciamo che generalmente in 4-5 sedute voglio iniziare a vedere un cambiamento. Se avviene so di essere sulla strada giusta. Se non avviene posso richiedere che vengano fatti ulteriori accertamenti.
Io vedo la fisioterapia come un percorso di cura, ma anche di prevenzione di tutti quei disturbi che, nel corso degli anni, affliggono tante persone e sono sempre contenta quando le persone stanno bene!

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