Mi piacerebbe tanto rispondere quando i pazienti me lo chiedono che dal linfedema si può guarire (tra l’altro guarirei volentieri anch’io!).
Per definizione non mia ma dell’organizzazione mondiale della sanità, il linfedema è un problema cronico, progressivo e invalidante.
La parola cronico spaventa sempre tanto.
Riflettiamoci un attimo però. Quante persone conosci che soffrono di artrosi? L’artrosi è la fedele compagna di molti dei nostri anziani purtroppo. E’ cronica ma non necessariamente grave. Ne esistono di varie forme, più o meno dolorose. Fa parte della nostra quotidianità e sentirne parlare e non ci fa paura più di tanto.
Per il linfedema occorre pensare la stessa cosa. Non tutte le forme saranno gravi, non tutte le forme obbligheranno a modifiche della propria quotidianità.
La progressione in realtà è ciò a cui bisogna stare più attenti. E la progressione un aspetto del linfedema non prevedibile. Può essere molto lenta, veloce, può essere anche che una volta instaurato non progredisca più.
E’ alla progressione che bisogna proprio dare la maggior attenzione. Occorre monitorarla e bloccarla con quelli che sono ad ora i migliori strumenti a disposizione.
https://www.ilmiolinfedema.it/cura-del-linfedema/
Capire perchè può essere necessario fare dei bendaggi, portare una calza, avere delle attenzioni, è fondamentale per arginare la progressione.
Bloccare la progressione elimina già l’ultima parola della definizione: invalidante.
La cosa più difficile per me è quando mi trovo davanti una persona con linfedema secondario (attenzione: non voglio in nessun modo sminuire la sofferenza di chi ha un linfedema primario!)
Sono persone che hanno un vissuto di malattia importante. Si sentono sopravvissute. Hanno subito menomazioni fisiche e per molto tempo si sono chieste se sarebbero arrivate all’anno successivo.
Le cure però sono migliorate tanto e con loro anche le aspettative di vita. E’ per loro (noi), difficile accettare che ciò che è stato fatto per salvargli la vita, gli abbia procurato un danno cronico e progressivo con il quale dovranno convivere per il resto della loro ancora lunga vita.
Subentra un pò di nervoso per averla scampata bella e ritrovarsi con un problema cronico e progressivo. Reazione assolutamente umana direi!
Quando qualcuno viene in studio per una consulenza, gli dedico molto tempo. Più che impostare un trattamento mi preme che capisca l’importanza del percorso corretto.
Cosa fa la differenza nella maggior parte dei casi? Il tempismo con il quale viene affrontato e il percorso fatto per affrontarlo.
Dopo più di un’ora di colloquio, la domanda scatta spesso: si può guarire dal linfedema?
0 commenti